ADHD: i luoghi comuni da sfatare

Come molte altre sigle ed acronimi, l’ADHD è diventata, negli ultimi anni, piuttosto nota. Se ne parla spesso e questo è un bene, considerando che per diverso tempo è rimasta una caratteristica piuttosto sconosciuta ai più. Tuttavia, il fatto che venga spesso citata, non fa della sindrome da deficit di attenzione (con o senza impulsività) una realtà meno soggetta ad alcuni luoghi comuni.
Vediamone alcuni, da sfatare, affinché l’atteggiamento nei confronti delle alunne e degli alunni con questa caratteristica e le loro famiglie vengano sempre meno giudicati e sempre più, viceversa, compresi.


Genitori
Un luogo comune molto diffuso è quello che vorrebbe i genitori come diretti responsabili del problema: sarebbero genitori che non esercitano adeguato controllo sui figli e non insegnano loro a contenersi. Falso. I bambini e gli adolescenti con ADHD di tipo “impulsivo”, che presentano iperattività, hanno un problema proprio riguardo alle funzioni esecutive che permettono il controllo del pensiero nella pianificazione di comportamenti e azioni finalizzati al raggiungimento degli obiettivi.
Il genitore è il primo a sperimentare una grande fatica, spesso sin dalla prima infanzia, nel tentare di trasmettere al bambino le regole, e spesso vive con grande frustrazione e senso di colpa il fatto di non riuscire ad ottenere comportamenti accettabili, né a casa, né nelle situazioni sociali.
Non serve a niente colpevolizzare ulteriormente questi genitori, basta già il loro senso quotidiano di inadeguatezza. I feedback che ricevono dagli ambienti frequentati dalla figlia o dal figlio sono sempre gli stessi: è disattento, è impulsivo, non rispetta le regole… e così via.
Una volta diagnosticata l’ADHD di tipo “impulsivo” la famiglia entra finalmente in contatto con la reale situazione del figlio e con le motivazioni che generano determinati comportamenti. Il parent training sarà poi il migliore aiuto che i genitori riceveranno dagli esperti, perché offre loro strategie per gestire i comportamenti e le difficoltà del figlio.


Attività extrascolastiche
Un altro luogo comune è che gli alunni con ADHD siano così distratti e impulsivi a causa dei troppi impegni, che generano stress. In realtà, anche in questo caso, ci si trova a confondere il rimedio con la causa… Spesso, infatti, i genitori dei bambini con ADHD tendono ad assecondare il bisogno dei propri figli e figlie di vivere anche momenti gratificanti, che di solito si concretizzano nel tempo libero.
In particolare, ai bambini ed ai ragazzi con ADHD spesso piacciono gli sport ed il rapporto con la natura e gli animali. Talvolta eccellono negli sport e proprio per questo raggiungono il livello agonistico, che richiede molta costanza e impegno. I loro genitori, come la maggior parte dei genitori farebbe, tendono ad assecondarli nel coltivare le loro passioni, non solo perché ciò è del tutto consono al loro ruolo, ma anche perché, appunto, questi bambini hanno bisogno di gratificazioni, come tutti e anche di più.
Lo stress che vivono, non è tanto quello legato alle attività extrascolastiche, ma semmai è il contrario: le richieste della Scuola costituiscono per loro un vero e proprio problema. Ciò non significa che sia “colpa” della Scuola: si tratta di un dato di fatto, che va profondamente compreso.


In classe
Una volta, un’insegnante di Scuola Primaria mi chiese se l’ADHD fosse “contagiosa”, perché aveva notato che in classe, alcuni bambini erano diventati più agitati e irrispettosi delle regole da quando era arrivato un nuovo compagno, con ADHD diagnosticata. Questo, più che un luogo comune, rappresenta un pregiudizio: frequentare un bambino con ADHD, in particolare nella Scuola Primaria, “agita” gli altri bambini. Non è così.
Il problema può derivare dalle risposte che gli insegnanti riescono a dare ai comportamenti dell’alunna e dell’alunno con ADHD, che possono o meno generare un clima sempre meno sereno in classe o dare adito a differenze nella gestione delle regole. È molto importante, infatti, che la presenza di un bambino con ADHD, comporti una serie di interventi che riguardano tutta la classe e non solamente lui: altrimenti, gli altri bambini non comprenderanno perché, ad esempio, lui può alzarsi ogni tanto e loro no, lui può distrarsi senza essere richiamato in continuazione e loro no… e molte altre situazioni contradditorie. Evidentemente, la flessibilità nella gestione del tempo e delle richieste scolastiche, dovrà riguardare tutti ed essere parte di un progetto condiviso da tutte le insegnanti, con tutti gli alunni.
Come sempre, la presenza di un bambino speciale in classe può costituire l’occasione per lavorare ancora meglio con tutti 


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