Il nuovo PEI ed il suo ruolo nel nostro sistema scolastico inclusivo

Articolo della Dott.ssa Anna Maria Carbone Pedagogista, Dirigente Scolastico e Formatrice del nostro Corso di formazione “Il Nuovo PEI nella Scuola del Primo Ciclo


Un grande grande cambio di passo: oltre l’approccio clinico

L’inserimento dei bambini con disabilità nelle classi “normali” della scuola pubblica, reso obbligatorio dalla Legge 517/1977, avviò una vera e propria rivoluzione nella cultura medica, pedagogica, politica, giuridica del nostro Paese 

Da allora è stato percorso uno straordinario cammino all’interno del quale l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità ha eroso il rigido approccio clinico e l’esclusiva classificazione delle patologie per fare spazio al modello ICF (International Classification Functioning) dell’OMS (2001). Gradualmente, negli ultimi 20 anni, la salute e il benessere di ogni individuo sono state ricondotte alla concezione bio-psico-sociale della persona, in cui prevale l’attenzione al funzionamento del soggetto in un determinato contesto. 

L’approccio bio-psico-sociale consente di “vedere” il bambino e il ragazzo con le loro difficoltà, ma soprattutto con le loro potenzialità. Al tempo stesso permette di pensare all’ambiente come ad un facilitatore che possa mettere in relazione le caratteristiche del contesto e del soggetto. Lo scopo è quello di dare informazioni e indicazioni, in grado di favorire lo sviluppo delle abilità residue in esperienze reali e, quindi, di sostenere una reale ed efficace inclusione di tutti e di ciascuno nel proprio gruppo classe.

Tale istanza viene pienamente recepita nel Decreto Legislativo n. 66/2017. Il protocollo dell’OMS costituisce il riferimento di base della redazione del Profilo di funzionamento dell’alunno con disabilità, che ha sostituito sia la diagnosi che il profilo dinamico funzionale.

E non solo: il Decreto cerca anche di riportare ad una logica sistemica i contributi dei diversi soggetti istituzionali che ruotano intorno al Progetto di vita del futuro cittadino con disabilità. L’obiettivo è una progettazione che connetta gli interventi in modo sinergico e li renda più fruttuosi perché decisi e costruiti insieme da tutti gli attori che lavorano sul caso. 


Dal profilo di funzionamento al PEI

Nella prospettiva delineata si ribadisce che il Profilo di funzionamento elaborato dall’Unità multidisciplinare (alla quale partecipa, oltre alla famiglia, anche un rappresentante dell’Istituzione scolastica), è il punto di partenza per la costruzione del Progetto Individuale presso l’Ente Locale e per la definizione del PEI.

Si riafferma quindi che il Progetto Educativo Individuale non può essere predisposto se non all’interno di una visione complessiva che considera il soggetto con disabilità in modo integrale. Il PEI, dunque, è una parte integrante del Progetto individuale perché, appunto, si possano coordinare gli interventi in una logica unitaria, evitando sovrapposizioni, contraddizioni, mancanze tra le attività della scuola, le terapie, l’assistenza educativa a casa, i trasporti.

A livello di Istituzione scolastica, invece, il PEI di ciascun alunno contribuisce all’elaborazione del Piano Annuale per l’inclusione (PAI), la cornice triennale di riferimento per tutti gli operatori della scuola, parte costitutiva e fondamentale del Piano Triennale dell’Offerta Formativa (PTOF). Il PAI elaborato dal collegio dei docenti, sulla base degli indirizzi definiti dal Dirigente Scolastico, definisce le modalità per l’utilizzo coordinato delle risorse, compreso l’uso complessivo delle misure di sostegno di ogni alunna o alunno, nel rispetto del principio di accomodamento ragionevole, per progettare e programmare gli interventi di miglioramento della qualità dell’inclusione scolastica. 

Tra i passaggi fondamentali, una delle azioni più significative per far crescere un’effettiva corresponsabilità educativa ed operativa di tutti gli insegnanti della sezione/classe risulta sicuramente l’organizzazione dei team docenti e di C.d.C come gruppi professionali, in grado di improntare concretamente lo stile di lavoro, la progettazione delle attività e la valutazione personalizzata per ciascun alunno a criteri autenticamente inclusivi.

A livello di governance interistituzionale, invece, il PAI definisce le linee guida per favorire la qualità delle relazioni tra scuola e il più ampio contesto sociale, allo scopo di stabilire legami di cura che vadano oltre i momenti critici e alimentino fattori di protezione e sviluppo.

All’interno del cambio di paradigma fin qui delineato si inserisce la predisposizione del nuovo modello di Piano Educativo Individualizzato (PEI) proposto alle istituzioni scolastiche sulla base del Decreto n. 182/2020 e le correlate Linee guida e nuovi modelli del PEI, diramato alle scuole con la nota 13 gennaio 2021 n. 40 (e successive modificazioni).


Il Nuovo PEI

Il Decreto 182/2020 introduce sicuramente delle importanti novità nel processo di promozione dell’inclusione scolastica. 

Non sono pochi i punti di forza e vale la pena esplicitarli.

Su tutto il territorio nazionale viene adottato un solo modello di PEI, strutturato e redatto secondo i criteri del modello bio-psico-sociale posto alla base del ICF, con particolare riguardo all’indicazione dei facilitatori e delle barriere che supportano o intralciano l’apprendimento degli alunni.

Sono fornite indicazioni precise sugli adempimenti cui è chiamato il GLO (Gruppo di Lavoro Operativo istituito in ogni scuola), sulla sua composizione e sui ruoli dei soggetti coinvolti. Il gruppo si apre alla partecipazione e collaborazione anche di figure esterne che interagiscono con la classe e con l’alunno.

A partire dalla Scuola Secondaria di primo grado, al GLO partecipa attivamente, se vuole, lo studente con disabilità secondo il principio di autodeterminazione sancito dall’art. 3 della Convenzione ONU per i diritti delle persone con disabilità.

È ribadito il principio della corresponsabilità educativa e il ruolo del docente di sostegno quale risorsa a disposizione dell’intera classe.

Il Decreto, tuttavia, presenta alcune criticità. Tra le più preoccupanti la previsione di un dispositivo di razionalizzazione delle richieste delle ore di sostegno e conseguentemente di personale specializzato da parte del GLO in sede di approvazione del PEI. Il dispositivo è articolato e forse ancor più rigido del precedente. In molti hanno colto come sua preponderante finalità quella di ridurre i docenti di sostegno, mentre è rimasta in ombra la volontà di legare la richiesta al funzionamento e alla potenzialità degli alunni rispetto alla gravità della disabilità, come di prassi. Questa interpretazione ha contribuito a spingere per sospensioni e revisioni ancora in atto.

In piena attivazione, invece, la possibilità di prevedere l’esonero da alcune discipline di studio correlata alla necessità, sottolineata già nel decreto legislativo 66/2017, di rilasciare un attestato di credito formativo, anziché il diploma, qualora lo studente con disabilità non sostenesse una o più prove all’Esame di Stato.

Tuttavia le Linee guida rassicurano sul fatto che i percorsi didattici differenziati devono essere considerati un caso limite, riservato alla sola scuola Secondaria di Secondo grado e deliberato collegialmente da tutto il Consiglio di classe, al quale spetta il compito di indicare le attività alternative proposte e la loro progettazione e valutazione.

D’altra parte, la mancanza di una formazione efficace e sistematica rispetto alla personalizzazione degli apprendimenti per tutti gli alunni, i tempi ristretti dedicati alla progettazione comune dei Consigli di classe e le pratiche attivate rispetto alle possibilità di esonero, in questi ultimi anni alimentano il timore che questa scelta possa favorire forme di esclusione contrarie a quei principi di inclusione e diritto allo studio che il Decreto dichiara di perseguire.

Le zone d’ombra evidenziate vanno sicuramente lette come rischi inevitabili connessi allo sviluppo di una normativa complessa che richiede continue riflessioni e correttivi a partire dalla pratica didattica ed organizzativa quotidiana nella classe.


La classe inclusiva: una questione di personalizzazione

È senza dubbio la classe lo snodo più importante per un’inclusione reale. La gestione di una classe inclusiva, l’organizzazione delle attività e delle verifiche, la valutazione degli apprendimenti e del comportamento condotti con un’effettiva corresponsabilità dei docenti in ciascuna fase di progettazione e realizzazione nell’attività didattica, è sempre stata coessenziale all’inclusione scolastica fin dagli anni Settanta del secolo scorso. 

Oggi in uno scenario ben più complesso, nel quale molte sono le fragilità, occorre innanzitutto che la classe sia costituita come un contesto di sostegno o contesto competente di apprendimento e di relazioni (Canevaro 2015), capace di consentire ai docenti, ma soprattutto ai compagni, di sostenere e valorizzare le potenzialità dell’alunno con disabilità.

In particolare i docenti devono ritrovare una rinnovata capacità di reinterpretare i propri saperi in chiave inclusiva. Un’adeguata mediazione didattica può far emergere il forte potenziale inclusivo che hanno in sé le discipline, a patto che si valorizzino le loro possibilità di indagine sulla realtà e sull’esperienza personale, capaci di muovere curiosità e collaborazione. Ogni disciplina è anche in grado di rispondere al bisogno di competenza di tutti gli alunni e, quindi, di contribuire a rafforzare abilità cognitive importanti come il codificare, l’operare, l’elaborare, l’organizzare, il fare ipotesi e il comunicare.

La strada è quella tracciata, anche grazie alle indicazioni dell’Universal Design for Learning, da quelle scuole che hanno costruito un Curricolo essenziale interdisciplinare e trasversale, in cui gli obiettivi di apprendimento sono chiari, comuni e fondamentali per ciascun gruppo classe. Solo così è possibile progettare itinerari di lavoro differenziati per mettere ciascuno nella condizione di condividere le mete e di raggiungerle con le proprie risorse e senza ansie.


La personalizzazione è anche una questione di valutazione

All’interno della classe inclusiva la valutazione ha un ruolo cruciale: la valutazione personalizzata in itinere e finale deve diventare soprattutto possibilità di supporto all’apprendimento mentre si affronta qualsiasi tipo di compito (compiti routinari, concettuali, pratici e autentici) con le modalità più congeniali per ciascuno, in modo che possa emergere quanto si è appreso senza distorsioni. 

Nel progetto inclusivo di ciascuna classe si inserisce e trova il suo vero significato il PEI come principale “organizzatore” del percorso formativo dell’alunna/o con disabilità. Tuttavia, il PEI acquista il suo vero significato solo nel momento in cui diventa parte del progetto inclusivo della classe. 


Adempimenti di fine anno: verifica e PEI provvisorio

Anche in questa fine di anno scolastico, entro il 30/06/2024 questi sono gli appuntamenti da non perdere per garantire l’inclusione scolastica degli allievi con disabilità: la verifica del PEI, collegata alla definizione delle proposte per il nuovo anno scolastico per tutti gli allievi con disabilità, e la predisposizione del PEI provvisorio.


Verifica del PEI e proposte di sostegno

Per gli allievi in situazione di disabilità certificata che già stanno frequentando e che hanno un PEI approvato in vigore, entro la fine dell’anno scolastico il Dirigente scolastico convoca il GLO (Gruppo di Lavoro Operativo) per l’Inclusione per la verifica finale e l’approvazione delle risorse. 

Questa procedura riguarda anche gli alunni frequentanti le classi terminali, che cambieranno scuola l’anno successivo. 

La verifica del PEI e la definizione delle proposte di sostegno per l’anno successivo non è una novità, in quanto già il DPCM 185/2006 aveva previsto che il compito di chi redige il PEI era quantificare i bisogni di sostegno (per il momento da quantificare ancora secondo il criterio della gravità).

È questo un momento particolarmente delicato nella costruzione del percorso d’inclusione dell’alunno con disabilità, finalizzato a rifocalizzarsi sui punti di forza per consolidarli e su quelli di criticità per elaborare nuove strategie di miglioramento continuo.

La definizione delle risorse necessarie, invece, consentirà di proporre gli aiuti necessari a migliorare gli apprendimenti e la partecipazione sociale.


PEI provvisorio

Il PEI provvisorio è la prima redazione del piano educativo individualizzato: comprende la proposta del numero di ore di sostegno didattico alla classe, la proposta delle risorse da destinare agli interventi di assistenza igienica e di base, nonché la proposta delle risorse professionali per l’assistenza all’autonomia e alla comunicazione.

All’inizio dell’anno successivo il GLO elaborerà ed approverà il PEI per l’anno in corso. L’elaborazione dovrà partire dall’analisi del PEI provvisorio, dall’osservazione attenta e reale dell’alunno, ma anche dai colloqui con figure significative coinvolte nella presa in carico.

Il sistema di Progettazione partecipata, di cui il PEI è parte integrante, costituirà il solido fondamento per attivare nelle classi, un’inclusività reale che, come sottolinea spesso Dario Ianes, permette a tutti gli alunni di lavorare insieme nella prospettiva dello sviluppo dell’empatia, della solidarietà e delle capacità di comprensione e metacognizione.

L’inclusività non è un “mito” ma è un grande valore condiviso nel nostro Paese, di cui essere fieri: un valore di civiltà che impegna tutti noi nella costruzione delle condizioni migliori per praticarla.


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